Swansea in gita a Selhurst Park

Quarta sconfitta su cinque partite in Premier, con due scomodi viaggi in agenda, prima a Southampton poi a Liverpool, dopo una prestazione assolutamente incolore, questa la difficile situazione in quel di Croydon. Oggi pomeriggio il Crystal Palace non é praticamente sceso in campo, nonostante l'affetto del suo pubblico che ha affollato ancora una volta Selhurst Park, forse nella speranza di festeggiare altri tre punti sfruttando la stanchezza dello Swansea City reduce dal giovedì di Europa League. Nonostante l'ampio turnover operato da Michel Laudrup i gallesi sono stati superiori in ogni zona del campo per tutti i 90 minuti, un controllo totale del match, davvero disarmante. Nell'undici iniziale trova spazio in pianta stabile Mariappa che completa la linea difensiva con Gabbidon Deaney e Moxey. A centrocampo Dikgakoi squalificato é rimpiazzato da Guedioura, a centrocampo spazio anche per Bannan con Puncheon Chamakh e Jerome a sostenere la confusa azione offensiva delle Eagles.
La partita dura davvero poco, passano 80 secondi e Michu scarica tra le gambe di Speroni il gol del vantaggio, nella ripresa, giusto il tempo di annotare l'uscita dal campo di Delaney causa infortunio alla caviglia, l'entrata dell'impalpabile Campana in mezzo al campo, e lo spostamento di Jedinak nel cuore della difesa per mancanza di alternative in panchina, e Dyer chiude la pratica domenicale dello Swansea con una conclusione da distanza ravvicinata. Eagles spaesate, i nuovi acquisti della frenetica finestra di mercato agostana completamente fuori parita, Holloway ancora in tribuna a scontare le sue frasi fuori luogo dopo la sconfitta casalinga col Tottenham, troppo caos. Prossima fermata Southampton, con l'obbligo di essere almeno decenti e presenti.

Il carpentiere dai piedi d’oro

Quando ti ritrovi con le mani nella segatura, difficilmente pensi che un giorno quelle stesse mani potrebbero posare un pallone sul dischetto in una partita di Premier League. Non è così, non è così per tutti, perché nei cantieri edili di Stansted, periferia londinese (zona famosa per l’ aereoporto),  Dwight Gayle, un ragazzino con la passione per il calcio sognava di toccare il cielo con un dito. Scartato a 15 anni dall’ Academy dell’ Arsenal perché troppo piccolo fisicamente, ed impegnato solamente la sera con la squadra locale degli Airportman,  decise di andare a lavorare, di “trovarsene uno serio” come dicono i soloni, per dare  anche se piccolo, un contributo economico alla famiglia dalle umili abitudini e dal discreto tenore di vita.
Lo notarono gli scout del Dag & Red, esterrefatti dalla capacità d’esecuzione da killer di quel ragazzino. Poche parole per convince lui e famiglia, pochi secondi per prestarlo agli affiliati dei Bishop’s Strotford, militanti in Non League. E’ con la maglia dei Blues che a suon di goal, più di 40 nelle sole 50 partite giocate, si guadagna il ritorno a Dagenham prima, e l’ acquisto del Peterborough in Championship poi. Il 1 Dicembre 2012 segna il suo primo goal coi Posh, guadagnandosi nel post partita i commenti di stima del manager Darren Ferguson, figlio di Alex: “Dwight  è un ragazzo che ascolta, che lavora sodo, apprende le cose in fretta. Se continua così, non vedo perché non possa diventare un grande giocatore”. Quando, a fronte dei 15 goal in competizioni ufficiali, il board delle Cambs gli offrì  un contratto quadriennale da 500k, non credette ai suoi  occhi.
Lui, da carpentiere con una paga inferiore alle 200 sterline settimanali, a calciatore professionista in uno dei campionati più spettacolari del globo. Il sogno però era appena iniziato, perché sulle sue tracce si parò uno dei guru della Football League, quel Ian Holloway che ha consacrato Zaha e scoperto Charlie Adam. 4.50 milioni di pounds ai Posh e via verso il grande calcio, via verso la gloriosa e storica maglia delle Eagles, via verso la Premier League. La preparazione è dura, il precampionato complicato, perché davanti ha gente esperta pronta a spedirlo in panchina per tutta la stagione. Poi arriva quel giorno, il 31° Agosto, arriva il giorno del match col Sunderland, arriva il fallo dell’ esperto O’Shea, arriva la decisione  dell’ arbitro: rigore.
Senza esitazione prese la palla e proteggendola sotto al braccio fece capire ai compagni quanto era  importante per lui coronare il suo sogno. I secondi che passaroo dal fischio dell’ arbitro  al calcio alla palla sembrarono interminabili, lunghissimi, lunghi e difficili come i tempi in cui scartato dall’ Arsenal dovette sporcarsi le mani per guadagnarsi la famosa pagnotta. Arrivò il tiro, il tiro ad un sogno più che ad un pallone, Westwood intuì  ma non ci arrivò: è goal. Il tripudio, l’ esultanza liberatoria, imitando il volo degli aereoplani, gli aereoplani che sfrecciavan sulla sua testa quando si allenava alla sera nei campi di periferia di Stansted. Questa è la storia di un ragazzo umile, di un ragazzo che non ha mai smesso di credere nei propri sogni. Questa è la storia di Dwight Gayle, il carpentiere dai piedi d’oro.
Massimiliano Iollo
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Manchester United v Crystal Palace 2-0

Sulla carta era già una di quelle partite ingiocabili, se dopo 45 minuti ti trovi sotto di un gol ed in inferiorità numerica, la ripresa diventa pura formalità per il Manchester United all'Old Trafford. Nel Crystal Palace trova spazio dal primo minuto in difesa, il giamaicano Mariappa, gli altri nuovi arrivi si accomodano tra panchina e tribuna. 
I Red Devils fanno ovviamente il match e il Crystal Palace non riesce mai a ripartire in contropiede, anche perchè il primo dettame di Holloway, relegato in tribuna per la squalifica di due giornate, sembra sia quello di spazzare fortissimo e lontanissimo il pallone, appena se ne riconquista il possesso. Diventa quindi impossibile organizzare uno straccio di contropiede, diventa del tutto inutile la presenza di Jose Campana in mezzo al campo. 
La partita prende quota verso la fine del primo tempo, con Van Persie che colpisce la traversa solo davanti a Speroni, e sul fronte opposto con Dwight Gayle che dopo uno stupendo controllo che mandava al bar nientemeno che Rio Ferdinad spediva fuori di poco il mezzo pallonetto con DeGea in uscita. 
Quando il primo tempo stava per chiudersi, ecco la giocata chiave del match, con il contrasto Ashley Young-Dikgakoi al limite dell'area, che si conclude con la caduta del buon Ashley in area, che troppo spesso scambia per un piscina. Rigore ed espulsione per Dikgakoi, trasformazione perfetta di Van Persie, aiutata anche dal movimento troppo anticipato di Speroni. 
Nella ripresa non cambia nulla, con le Eagles in difesa del minimo passivo, sperando di raddrizzare la partita nel finale e United che spinge senza scoprirsi troppo. Da segnalare l'esordio di Fellaini con la maglia Reds, non bagnata dal gol, solo per un provvidenziale intervento di Speroni sul suo tiro da fuori area, e quello del belga-albanese Januzaj, nome e data da appuntarsi, a vedere da come si muove il ragazzino. A pochi minuti dalla fine arrivava il sigillo di Rooney su punzione che chiudeva definitivamente il match, forse mai stato aperto. 
Crystal Palace ingiudicabile, troppa differenza accentuata da un tempo in inferiorità numerica senza la classica coppia mediana che ha fatto le fortune della squadra da un anno a questa parte, buona concentrazione difensiva che ha impedito di subire la classica imbarcata, troppo leggera in avanti, a meno di non riuscire a produrre molto più gioco, come invece era successo a Stoke on Trent e in casa contro il Sunderland. Prossimo impegno in casa, domenica prossima ore 13,30 contro lo Swansea City.